23 aprile 1829: un manifesto annuncia la nascita della Cassa di risparmio di Firenze

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di Roberto Baglioni (Firenze)

[Le parole evidenziate nel testo rinviano a link esterni elencati in fondo alla pagina]

 

Il 23 aprile 1829 un manifesto firmato da Cosimo Ridolfi campeggiava nelle vie cittadine di Firenze, annunciando l’assunzione di alcuni impegni preliminari che l’istituenda Società anonima della Cassa di risparmio di Firenze voleva prendere con i suoi potenziali clienti. Si trattava dell’epilogo di una vicenda risalente al 1819, quando un gruppo di notabili membri dell’Accademia dei Georgofili (Cosimo Ridolfi, Gino Capponi, Piero Rinuccini, Andrea Bourbon del Monte, Luigi Tempi, Raffaello Lambruschini, Leopoldo Pelli Fabbroni, Giuseppe Pucci, Antonio Moggi, Pietro Municchi e Ferdinando Tartini Salvatici) aveva chiesto al Granduca di Toscana, in un primo tempo senza esito, di autorizzare l’apertura di una Cassa di risparmio, sul modello di quella francese. La richiesta avanzata il 24 marzo 1829, approvata da Leopoldo II il 30 marzo e completata con l’approvazione dello Statuto il 4 giugno, ebbe invece successo. L’apertura al pubblico avvenne il 5 luglio presso la galleria del piano primo di Palazzo Medici Riccardi concessa in uso alla banca dal Granduca, quarta per data dopo le casse di risparmio di Venezia (1822), Milano (1823) e Torino (1827).

Ingresso della Direzione Generale della Cassa di Risparmio di Firenze in via Bufalini

Nelle parole del suo primo presidente, Cosimo Ridolfi, si evince lo scopo della società di favorire il risparmio e la previdenza delle classi meno agiate: «che se un gran bene è per il popolo somministrargli il lavoro che gli dia da guadagnarsi onoratamente il sostentamento, bene anche più grande sarà eccitarlo ai risparmi, ed offrirgli inoltre un mezzo di conservarli ed accrescerli». Accanto al movente filantropico vi era nei promotori la convinzione che la Cassa avrebbe dato nuovo impulso all’agricoltura, considerata il vero motore dell’imprenditoria toscana e che mancava di un adeguato potenziamento infrastrutturale e commerciale. I promotori apportarono un fondo di dotazione di 6.000 fiorini diviso in 100 azioni e rinunciarono sia ai loro diritti di azionisti sia al profitto individuale, assecondando così la natura altruistica dell’iniziativa. I depositi di risparmio furono remunerati con un interesse fisso del 4% per «offrire al povero un sufficiente vantaggio senza attirare, a scapito dello stabilimento, i capitali del ricco».

Nel quadro della complessa procedura che condusse all’apertura della Cassa, fu presentata richiesta all’arcivescovo di Firenze Ferdinando Minucci di destinare la domenica (a quei tempi si trattava dell’unico giorno libero per la maggior parte dei lavoratori) all’incasso dei depositi dietro l’impegno che i clienti domenicali prima di andare in banca avrebbero soddisfatto i doveri cristiani.

Modesto fu il primo organico della Cassa: un provveditore, un ragioniere, un cassiere, un copista e un custode, ma sin dall’anno dell’apertura, dietro una forte richiesta proveniente dalle provincie toscane, si definirono le norme per l’apertura di casse affiliate. I frutti dell’attività creditizia, oltre ad alimentare le riserve di capitale, vennero destinati a scopi di beneficenza e pubblica utilità: la prima erogazione liberale risale al 1835 (anno in cui Bettino Ricasoli divenne direttore), e riguardò l’epidemia di colera che colpì la popolazione. Il Consiglio d’amministrazione deliberò di destinare 1.600 fiorini per «soccorrere le famiglie più bisognose». Fu solo con la legge sul riordinamento delle casse di risparmio (cosiddetta “legge Crispi” del 1888) recepita da circolare interna nel 1893, che si istituzionalizzò la prassi della beneficenza.

Da quel lontano 23 aprile la Cassa di risparmio di Firenze (oggi Banca CR Firenze S.p.A. gruppo Intesa Sanpaolo) ha continuato a svolgere l’attività di salvaguardia del risparmio attraverso le vicende storiche che hanno segnato l’evoluzione del sistema bancario italiano. La strategia di tutela della natura sociale dell’attività di banca rimase ferma e si tradusse nel finanziamento di lavori di pubblica utilità: dal nuovo quartiere fiorentino di San Marco (1862), all’edificazione della Biblioteca nazionale centrale di Firenze e, nel secondo dopoguerra, dal finanziamento dell’Autostrada del Sole all’edificazione del Polo congressuale fiorentino, svolgendo nel contempo un ruolo insostituibile nel sostegno delle attività imprenditoriali dell’economia toscana.


 

 

 

 

 

(Manifesto di  costituzione della “Società della Cassa di Risparmio in Firenze”, 23 aprile 1829)

 

Letture di approfondimento:

  • G. Martini Bernardi, La Cassa centrale di risparmi e depositi di Firenze e sue affigliate dall’anno di sua fondazione a tutto il 1889, Firenze, Landi, 1890.
  • G. Pavanelli, Dalla carità al credito. La Cassa di risparmio di Firenze dalle origini alla Prima guerra mondiale, Torino, Giappichelli, 1991.
  • G. Pallanti, 1829 e dintorni. La fondazione della Cassa di risparmio di Firenze. Storia e personaggi, Firenze, Libreria editrice fiorentina, 2009.

 

Elenco dei link in ordine di citazione (il loro funzionamento è stato verificato il 23 aprile 2012):


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