di Patricia Lurati (Firenze)
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Il 17 aprile 1459 Galeazzo Maria Sforza, figlio quindicenne del duca di Milano, giunse a Firenze dove fu accolto con tutti gli onori. Ufficialmente inviato dal padre per omaggiare papa Pio II e scortarlo oltre l’Appennino alla volta di Mantova – sede della dieta indetta dal pontefice per assicurarsi l’appoggio delle potenze europee nel promuovere la crociata contro la sempre più pressante espansione turca –, in realtà la visita del rampollo sforzesco aveva una forte connotazione politica filo-medicea. Galeazzo Maria fu infatti calorosamente accolto da Cosimo de’ Medici, intimo amico e alleato di lunga data di Francesco Sforza, che lo ospitò nel palazzo di famiglia da poco edificato su via Larga, mentre Enea Silvio Piccolomini, di recente assurto al soglio pontificio con il nome di Pio II, fece il suo solenne ingresso nella città del giglio il 25 aprile e prese alloggio nell’appartamento riservato ai papi all’interno del convento di santa Maria Novella.
Per festeggiare e allietare gli ospiti illustri il Comune e i Capitani di Parte Guelfa orchestrarono una serie di eventi che ebbero inizio il 29 aprile con una giostra in piazza santa Croce alla quale presero parte esponenti dei casati fiorentini di maggior spicco. Il giorno seguente, secondo quanto annotato dal notaio Giusto d’Anghiari, «si fece un bel ballo in Mercato Nuovo per onorare il figliuolo del duca. Furonvi molte magnificenze, e molte ornate donne, e giovani». Infine, il 1° maggio fu bandita una caccia in piazza de’ Signori per l’occasione trasformata, con steccati alla vie d’accesso e palchetti per gli spettatori, in un’arena dentro la quale si affrontarono numerosi animali accompagnati da due insolite attrazioni: «una palla di legno, che ci stava drento uno, congegnata che andava con essa dove egli voleva per detta piazza a cacciare e detti lioni e gli altri animali» e «un animale di legname, grandissimo dove staranno più uomini dentro a muoverlo, et anderà per la piaza, sarà coperto di pelle, qui lo chiamiamo noi la giraffa, con un collo lungo, per far paura et far muovere quelli animali». A concludere i festeggiamenti fu un’armeggeria notturna seguita da un carro con il trionfo di Amore, allestiti esclusivamente a spese della famiglia medicea, che sfilarono lungo via Larga.
Se, come lamentava Pio II nei suoi Commentari, le spese per il papa furono assai scarse, né si largheggiò per organizzare dei giochi; anche se allestirono sulla piazza una lotta fra leoni e cavalli, fra leoni e altre bestie, e istituirono un torneo», di tutt’altra natura furono le sontuose cerimonie tributate al figlio di Francesco Sforza. Fu soprattutto l’armeggeria capitanata dal giovanissimo Lorenzo de’ Medici, allora appena decenne, alla quale Galeazzo Maria presenziò affacciato a una finestra del palazzo mediceo, a convogliare un esplicito messaggio politico all’intera cittadinanza. A pochi mesi dal tentativo di congiura anti-medicea ordito nell’agosto 1458, Cosimo il Vecchio ribadiva pubblicamente di detenere saldamente il controllo della scena politica fiorentina e, nel contempo, attestava lo stretto legame instaurato con il duca di Milano, che in estate gli aveva offerto il sostegno armato in caso di necessità. Alloggiare il primogenito sforzesco nella sua splendida dimora e omaggiarlo con una sfarzosa esibizione rappresentata sotto le finestre del palazzo di famiglia erano eloquenti manifestazioni di potere. Ad accentuare ancor più l’intento di propaganda politica fu la scelta di porre alla testa della brigata impegnata nell’armeggeria il nipote adolescente: atto simbolico che, considerata la salute cagionevole del figlio Piero de’ Medici, equivaleva all’investitura di Lorenzo quale suo successore a capo della consorteria pallesca e alla guida della città.
A sottolineare il valore politico delle cerimonie sapientemente orchestrate da Cosimo il Vecchio fu, qualche mese più tardi, la commissione a Benozzo Gozzoli di un ciclo pittorico all’interno della cappella di famiglia teso a evocare eventi significativi per il casato mediceo: il concilio del 1439, il rito della cavalcata dei Magi patrocinato dai Medici, la visita dello Sforza e di Pio II nel 1459. Nel lungimirante disegno politico del capostipite mediceo l’incontro tra l’adolescente Lorenzo e il giovane Galeazzo Maria nella primavera 1459 doveva servire a gettare le basi di quella salda e duratura alleanza che, a distanza di pochi anni, avrebbe legato le sorti del duca di Milano, succeduto al padre Francesco Sforza nel 1466, e del signore di Firenze, assurto al potere alla morte del genitore Piero nel 1469.
Letture di approfondimento:
- D. Kent, Il committente e le arti. Cosimo de’ Medici e il Rinascimento fiorentino, Milano, Electa, 2005.
- L. Ricciardi, «Col senno, col tesoro e colla lancia». Riti e giochi cavallereschi nella Firenze del Magnifico Lorenzo, Firenze, Le Lettere, 1992.
- “Le tems revient”- “’l tempo si rinuova”. Feste e spettacoli nella Firenze di Lorenzo il Magnifico (1492-1992), a cura di P. Ventrone, Cinisello Balsamo (MI), Silvana, 1992.
Elenco dei link in ordine di citazione (il loro funzionamento è stato verificato il 17 aprile 2013):
- Note biografiche su Galeazzo Maria Sforza
- Note biografiche su Pio II
- Note biografiche su Cosimo de’ Medici
- Note biografiche su Francesco Sforza
- Note biografiche su Giusto d’Anghiari
- Scheda sui Commentari di Pio II
- Note biografiche su Lorenzo de’ Medici
- Scheda su palazzo Medici
- Note biografiche su Piero de’ Medici
- Scheda sugli affreschi di Benozzo Gozzoli
- Note biografiche su Benozzo Gozzoli
- Scheda sul concilio di Firenze del 1439
- Sulla cavalcata dei Magi
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