Angelo Maria Bandini
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Nasce a Firenze il 25 settembre 1726 da Anton Francesco e Dianora Maddalena Carboni.
Iniziati gli studi universitari a Pisa, nel 1748 si trasferisce a Roma presso il fratello maggiore Giuseppe, uditore dell’allora monsignor Gregorio Salviati, poi cardinale. A Roma si avvia al sacerdozio. In questi anni illustra epigrafi e reperti archeologici per le “Novelle letterarie” di Giovanni Lami; in particolare si segnala: Dell’ obelisco di Cesare Augusto scavato dalle rovine di Campo Marzio, Roma 1750, testo che illustra l’obelisco scoperto nel 1748 in Campo Marzio ed eretto, nel 1792, sulla piazza di Montecitorio.
Torna in Toscana nel 1751 per laurearsi a Pisa; nel 1752 diviene bibliotecario della Biblioteca Marucelliana di Firenze ed assiste, il 15 settembre dello stesso anno, all’apertura della biblioteca diventata pubblica per lascito testamentario del fondatore. Nel 1756 è ordinato sacerdote ed è nominato canonico laurenziano di San Giovanni Battista; nello stesso anno diventa bibliotecario della Libreria Mediceo-Laurenziana.
La sua passione per la bibliofilia lo porta alla pubblicazione di una grande quantità di materiale sconosciuto o poco noto, frutto di ricerche nelle due biblioteche dove lavora.
Dal 1758 Bandini riprende la descrizione dei codici della Mediceo-Laurenziana, attività che gli conferisce prestigio e gran fama a livello italiano ed europeo. L’opera più significante del Bandini, alla quale ha legato il suo nome, è costituita dal catalogo dei manoscritti laurenziani: lavoro paziente ed immane per la complessità dei problemi storici, filologici, esegetici e linguistici incontrati. Quest’opera rappresenta la summa della biblioteconomia settecentesca. Trascorre gli ultimi anni della vita nella sua villa museo di Fiesole, dove morì il 1 agosto 1803.
L’eccezionale funzione culturale esercitata dal Bandini ha garantito alle biblioteche Laurenziana e Marucelliana manoscritti e stampati provenienti da raccolte private condannate alla dispersione o all’esodo da Firenze, in specie negli ultimi decenni del secolo, per l’estinzione di antiche famiglie patrizie e per gli abili acquisti di viaggiatori e mercanti stranieri.
Il Bandini rimane un egregio esemplare dell’erudito italiano tradizionale, dagli interessi vari, ma dispersi, tecnicamente e metodologicamente incerti.

Opere
Fra le tante opere del Bandini , delle quasi si trova ampia rassegna nel saggio di M. Rosa per il DBI, si segnala la recente edizione di un suo testo inedito (composto fra il 1756 e il 1803): Dei principi e progressi della Real Biblioteca Mediceo Lurenziana (Ms. Laur. Acquisti e Doni 142), a cura di R. Pintaludi, M. Tesi, Firenze, A.R. Fantoni, 1990.

Studi su Angelo Maria Bandini
M. Rosa, voce Bandini, Angelo Maria in Dizionario biografico degli italiani, V, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana fondata da Giovanni Treccani, 1963, pp. 696-706;
M. Paoli, Angelo Maria Bandini e i bibliotecari italiani, «Accademie e Biblioteche d’Italia», LXI (1993), pp. 20-36;
R. Pintaudi (a cura di), Un erudito del Settecento. Angelo Maria Bandini, Messina, 2002.