Marchionne di Coppo Stefani
Di:

PDF

Il suo vero nome fu Baldassarre de’ Bonaiuti: Stefani è in realtà un patronimico scambiato per cognome dai suoi più antichi studiosi, mentre sicuramente al nome di battesimo preferì già egli stesso quello, altrettanto inconsueto, di Marchionne. Nacque nel 1336 da una famiglia agiata del ceto dirigente cittadino, probabilmente di banchieri. Pur non essendo iscritto a nessuna arte, iniziò la sua carriera politica almeno dal 1366; l’anno dopo fu a Napoli, probabilmente per affari, ma dal viaggio trasse anche una relazione al governo fiorentino sui rapporti della città col regno angioino. Considerato un esperto di questioni finanziarie, ebbe il suo momento di più intensa attività politica negli anni ’70, quando fu più volte scelto a rappresentare il comune in commissioni esecutive, missioni diplomatiche, incarichi politici di rilievo. Nel 1381 fu inviato come ambasciatore presso l’imperatore Venceslao, mentre l’anno successivo partecipava alla balìa che pose fine all’esperienza del governo delle arti uscita dal Tumulto dei Ciompi. Morì nel 1385. 
Privo di una vera e propria formazione culturale di tipo universitario, e a quanto pare non incline in giovinezza all’attività letteraria, Marchionne respirò tuttavia la vivace cultura volgare diffusa presso i ceti mercantili della Firenze del pieno Trecento, distinguendosi peraltro, come lasciano intendere i ripetuti incarichi diplomatici, per le sue capacità oratorie. Una simile cultura, pragmatica ed eclettica, fu alla base della sua opera, la Cronaca, nella quale volle narrare la storia di Firenze dalla creazione del mondo fino al 1384 : non è noto il momento in cui iniziò a lavorarvi, ma pare probabile che vi abbia dedicato soprattutto gli ultimi anni di vita, nei quali per quanto ne sappiamo fu libero dagli impegni politici. Pur soffrendo del parallelo con l’opera di Giovanni Villani, del quale non raggiunse la vivacità vibrante e il gusto narrativo, anche per la scelta di privilegiare fortemente la storia interna della città, l’opera di Stefani è un esempio illustre della cronistica trecentesca per l’attenzione penetrante e concreta verso le vicende politiche, narrate spesso sulla base di un’esperienza diretta: la narrazione infatti è assai rapida per i secoli più lontani, e si addensa soprattutto a partire dagli anni ’40 del Trecento, il periodo che l’autore conosceva da vicino per ricordi propri o del padre, già coinvolto nella vita pubblica cittadina. Narrazione minuta e particolareggiata, generalmente assai attendibile sebbene priva di una linea interpretativa forte, la Cronaca è soprattutto la storia di una città segnata dall’ambizione politica degli individui e dei gruppi sociali, che l’occhio di Stefani guarda con la disincantata critica dell’uomo amante della giustizia e della pace.

Opere
Cronaca fiorentina di Marchionne di Coppo Stefani, a cura di Niccolò Rodolico, in Rerurum Italicarum Scriptores, XXX, I, Bologna, 1903-1955;
Seconda edizione della Cronaca, dopo quella settecentesca del padre Ildefonso di S. Luigi nelle sue Delizie degli eruditi toscani, tomi VII-XVII; Rodolico vi lavorò per vari decenni, sulla base di un rigoroso lavoro di analisi dei codici superstiti e studio della documentazione sull’autore.

Studi su Marchionne di Coppo Stefani
N. Rodolico, Introduzione  in Cronaca fiorentina cit., pp. V-CXXI;
E. Sestan, voce Bonaiuti Baldassarre, detto Marchionne, in Dizionario biografico degli italiani, XV, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 1972, pp. 105-112;
A. De Vincentiis, Scrittura storica e politica cittadina: la cronaca fiorentina di Marchionne di Coppo Stefani, «Rivista storica italiana», 108 (1996), pp. 230 sgg;
F. Ragone, Giovanni Villani e i suoi continuatori. La scrittura delle cronache a Firenze nel Trecento, Roma, ISIME, 1998.