di Andrea Zorzi (Università di Firenze)
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Oggi è una piazza deturpata da uno scellerato restauro e da arredi urbani lasciati in un avvilente stato di incuria, che fanno da triste cornice alla sfolgorante facciata di S. Maria Novella. Nei primi anni del Duecento il luogo era ancora un tratto di campagna a ovest delle mura della città, che correvano all’altezza delle attuali via del Moro e via del Giglio. In mezzo a vigneti sorgeva una chiesa parrocchiale, consacrata nel 1094 a S. Maria delle Vigne: orientata sull’asse est-ovest essa dava su uno spiazzo corrispondente all’attuale piazza dell’Unità Italiana. Il 12 novembre del 1221 (atto della donazione) la chiesa, «con le sue case, il suo cimitero e sei staia di terra per farne un orto», fu concessa dal capitolo della cattedrale all’ordine dei Frati Predicatori.
Da quasi otto secoli i Domenicani sono dunque presenti a Firenze. L’ordine prese il nome da Domenico di Guzmán, che lo fondò a Tolosa nel 1215 per contrastare con la predicazione l’eresia catara diffusasi nella Francia meridionale, e fu riconosciuto nel 1219 tra quelli mendicanti. Per assolvere al loro compito i Domenicani conferirono un’attenzione decisiva allo studio, dotando ogni convento di un dottore che insegnava teologia, mentre la direzione culturale fu affidata ai teologi dell’università di Parigi, tra i quali Alberto Magno e Tommaso d’Aquino. L’ordine conobbe una rapida diffusione, radicandosi nelle città: alla morte di Domenico nel 1221 si contavano 25 conventi, che divennero 631 nel 1357, per poi declinare. A quello maschile si aggiunsero nel 1269 un ordine femminile e nel 1285 un ordine secolare di laici dedito a pratiche penitenziali. Abbandonata nel corso del Trecento la professione di mendicità, i Domenicani si concentrarono nella predicazione missionaria e nell’elaborazione teologica. Grazie alla preparazione dottrinale guidarono i tribunali dell’Inquisizione impegnati nella repressione delle eresie. In età riformistica i predicatori rimasero campioni dell’ortodossia ed entrarono in fiera competizione con i gesuiti. Tra XVIII e XIX secolo l’ordine attraversò un periodo di crisi profonda, costellata da soppressioni in molti paesi, fino a quando nel 1887 la Chiesa non ripropose il tomismo al centro della riflessione teologica.
A Firenze i Domenicani erano giunti da Bologna già nel 1219 su ordine di Domenico col compito di fronteggiarvi la diffusione dei patarini. Le autorità cittadine stavano abbandonando l’atteggiamento tollerante nei confronti degli eretici tenuto nel corso del secolo precedente, e favorendo l’azione degli ordini mendicanti (i Francescani si insediarono in S. Croce nel 1226-1228). Una dozzina di frati, guidati da Giovanni da Salerno, furono ospitati inizialmente nell’oratorio di Pian di Ripoli e poi nelle parrocchie di S. Paolo e di S. Pancrazio, prima di ottenere, su interessamento diretto di Domenico, la sistemazione definitiva in S. Maria Novella. Il 20 novembre 1221 i frati presero possesso della loro nuova casa.
Nel 1244 il Comune decise di ampliare la piazza “vecchia” su cui dava l’ingresso della chiesa, espropriando i terreni e le case necessari, «per consentire di fare la predicazione», come dicono le fonti. Due anni dopo fu avviata la costruzione del complesso conventuale destinato a diventare nei secoli il più ricco di Firenze. La chiesa attuale fu cominciata nel 1278, orientandola verso sud: i lavori si conclusero solo nel 1348, mentre la facciata, disegnata da Leon Battista Alberti, fu compiuta nel 1470. Nel 1288 il Comune accolse la richiesta dei frati di aprire una piazza “nuova” (l’attuale S. Maria Novella), che fu realizzata in un paio di decenni, e sulla quale i frati tennero per secoli le loro prediche e organizzarono spettacoli sacri.
L’ampliamento della piazza “vecchia” era stato sollecitato da Pietro da Verona (Martire), che si era distinto come persecutore dei patarini in Lombardia, e che a Firenze affiancò l’inquisitore Ruggero Calcagni. Dal 1235, infatti, Gregorio IX aveva affidato ai Predicatori il compito di «inquisire sull’eretica pravità» anche in Toscana. Per qualche anno il convento di S. Maria Novella fu sede del tribunale, fino al durissimo confronto che nell’estate del 1245 contrappose l’inquisitore al podestà del Comune, accusato di eresia per aver accolto il ricorso di coloro che erano stati accusati e che erano stati perseguitati anche, se non soprattutto, perché filoimperiali. Un contingente di armati inviato da Federico II risolse il conflitto a favore di questi
ultimi, determinando una grave sconfitta per i Domenicani, cui fu tolta le gestione del tribunale della fede, che passò nelle mani più miti dei Francescani.
Nondimeno, i Domenicani continuarono a fare del proprio convento il centro dell’ortodossia religiosa. Come mostra il più noto dei cicli pittorici – la figurazione dogmatica de La Chiesa militante e la Chiesa trionfante, affrescata da Andrea di Bonaiuto intorno al 1366-1368 nella sala del capitolo – la fede doveva fondarsi sull’infallibilità del sistema teologico. Il rigore intellettuale si riflesse anche nel rapporto tra la chiesa e il contesto del quartiere intorno a essa che, rispetto alla corale partecipazione del complesso francescano in S. Croce, esprime tuttora un aristocratico distacco.
Nel 1300 la comunità di S. Maria Novella contava 96 frati ed era una delle più grandi e importanti dell’ordine. La maggior parte di essi apparteneva alle casate dell’aristocrazia e del mondo mercantile e bancario fiorentino, in questo differenziandosi dai Francescani, larga misura dei quali proveniva da famiglie del popolo “minuto”. A uno dei lignaggi principali del popolo “grasso” apparteneva il teologo Remigio de’ Girolami – allievo di Tommaso, priore di S. Maria Novella dal 1294 al 1313, autore di numerosi trattati sui valori cristiani della politica (la giustizia, la pace, il bene comune, etc.) – che può essere considerato il maggiore intellettuale fiorentino dell’epoca di Dante. Nel convento risiedettero, nel tempo, anche Tommaso, Caterina da Siena, i papi Martino V ed Eugenio IV, e, nel Cinquecento, gli spagnoli al seguito di Eleonora di Toledo per le sue nozze con il duca Cosimo I (dai quali la sala del capitolo prese il nome di “cappellone degli Spagnoli”); vi si tennero anche, nel 1439, le sedute del concilio che tentò di riunificare le Chiese d’Occidente e d’Oriente.
Con la diffusione del movimento dell’Osservanza – che propose il ritorno degli ordini religiosi a uno stretto rispetto delle regole e il recupero di una piena spiritualità – anche la comunità domenicana fiorentina fu attraversata nella prima metà del Quattrocento da fermenti di rinnovamento. Il suo principale esponente, Giovanni Dominici, che si distinse per l’intransigente visione riformista e per il progetto rivolto all’educazione dei giovani, promosse nel 1405 la costruzione del nuovo convento di S. Domenico. In esso si formò, tra gli altri, Antonino Pierozzi che, per dottrina teologica, fu vicario generale degli Osservanti dal 1437, priore del convento di S. Marco dal 1439, e infine arcivescovo di Firenze dal 1446.
Il convento di S. Marco, sorto nel 1299 come casa dei vallombrosani Silvestrini, fu assegnato ai Domenicani nel 1436 su iniziativa di Cosimo il Vecchio de’ Medici, che lo fece ristrutturare e ampliare dal Michelozzo, e affrescare dal Beato Angelico. Antonino vi accolse la raccolta di manoscritti che il mercante Niccolò Niccoli aveva destinando, morendo, a pubblica utilità per farne la prima biblioteca umanistica. Non senza contrasti con Cosimo, da arcivescovo Antonino riorganizzò la diocesi privando l’episcopio di ogni segno di sfarzo e aprendo il vescovado a tutti; versato in diritto canonico, scrisse di teologia morale, di ascetica e di storia. A S. Marco giunse come lettore nel 1482 anche Girolamo Savonarola, che ne fu poi priore dal 1491. La sua predicazione di una riforma radicale della chiesa, l’apocalittica minaccia del castigo divino per la corruzione dei costumi, la proposta di Firenze come “nuova Gerusalemme”, il sostegno a un governo repubblicano aperto al popolo, il rigore dei “falò delle vanità”, furono fermati solo dall’accusa di eresia, dalla scomunica di Alessandro VI e dal rogo del 23 maggio 1498 in piazza della Signoria.
Da allora, il convento di S. Marco ha continuato a rimanere un centro attivo di vita spiritale e culturale, legando a sé personalità come, in tempi recenti, l’erudito Cesare Guasti, lo storico della letteratura Niccolò Tommaseo e il sindaco Giorgio La Pira. Dopo alcune soppressioni in età napoleonica e nei primi anni del regno d’Italia, la congregazione riformata di S. Marco istituita da Savonarola nel 1493 fu trasformata in Provincia nel secolo scorso, e accorpata a quella Romana di Santa Caterina da Siena, di cui fanno parte anche i domenicani di S. Maria Novella. Le due comunità sono composte attualmente da cinque e da nove frati, che continuano ad assicurare anche un’importante attività culturale rispecchiata dalla rivista «Memorie domenicane».
Letture di approfondimento:
- Stefano Orlandi, “Necrologio” di S. Maria Novella, 2 voll., Firenze, Olschki, 1955.
- Daniel R. Lesnick, Preaching in Medieval Florence. The Social World of Franciscan and Dominican Spirituality, London, University of Georgia Press, 1989.
- Convento domenicano Santa Maria Novella in Firenze, sito curato da un valente studioso della storia dell’Ordine, padre Emilio Panella.
Elenco dei link in ordine di citazione
(il loro funzionamento è stato verificato il 1° novembre 2011):
- Mappa delle mura di Firenze all’inizio del Duecento
- Atto di donazione del 12 novembre 1221
- Note biografiche su Domenico di Guzmán
- Significato del termine “cataro”
- Note biografiche su Alberto Magno
- Note biografiche su Tommaso d’Aquino
- Il sito dell’ordine dei Domenicani
- Voce di dizionario su il “tomismo”
- Significato del termine “patarino”
- Sito dell’Opera di S. Croce
- Note biografiche su Giovanni da Salerno
- Documento del 1244 sull’ampliamento della piazza “vecchia”
- Mappa virtuale di S. Maria Novella
- Scheda informativa sulla facciata di S. Maria Novella
- Note biografiche su Pietro da Verona
- Note biografiche su Ruggero Calcagni
- Note biografiche su Remigio de’ Girolami
- Note biografiche su Caterina da Siena
- Video degli affreschi del cappellone degli Spagnoli
- Note biografiche su Giovanni Dominici
- Sito del convento di S. Domenico
- Note biografiche su Antonino Pierozzi
- Scheda informativa sul convento di S. Marco
- Note biografiche su Beato Angelico
- Note biografiche su Girolamo Savonarola
- Sito della Provincia Romana di Santa Caterina da Siena
- Sito della rivista «Memorie domenicane»
- Sito personale di Padre Emilio Panella
Come citare questo articolo: Andrea Zorzi, Novembre 1221: i Domenicani si insediano a Firenze, in "Portale Storia di Firenze", Settembre 2011, https://www.storiadifirenze.org/?temadelmese=novembre-1221-i-domenicani-si-insediano-a-firenze
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