28 aprile 1669: la canonizzazione di Maria Maddalena de’ Pazzi

di Irene Mauro (Firenze)

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Già nei primi mesi del 1668 apparve evidente che il processo di canonizzazione di Maria Maddalena de’ Pazzi avrebbe avuto esito positivo; quando a settembre la notizia divenne ufficiale la gioia fu immensa. Due mesi dopo papa Clemente IX stabilì che le celebrazioni dovessero svolgersi durante la settimana di Pasqua dell’anno successivo. Il 28 aprile del 1669, mentre a Roma si procedeva al rito solenne, a Firenze ebbero luogo grandi festeggiamenti: le campane suonarono a festa e in cielo scoppiettarono fuochi d’artificio; il granduca e le magistrature, insieme a un’immensa folla di fedeli, andarono a rendere omaggio al corpo incorrotto di Maria Maddalena, conservato in una teca di vetro nella chiesa di Borgo Pinti e abbellito per l’occasione con nuove vesti e ornamenti. Il 25 maggio veniva inviata da Roma l’immagine della santa benedetta dal papa, poi collocata nella sacrestia del convento di Borgo Pinti.

 

Cosimo Ulivelli, Sant’Agostino scrive sul cuore di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi, 1669. Chiesa di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi, Firenze

Caterina de’ Pazzi, nata nel 1566 da una famiglia di spicco del patriziato fiorentino, aveva trascorso l’infanzia nell’agio e nella ricchezza. Entrata nel 1582 nel convento carmelitano di Santa Maria degli Angeli, in Oltrarno, col nome di Maria Maddalena, aveva iniziato ad avere estasi che si manifestavano come «assorbimenti repentini, alienazioni totali dal mondo circostante, danze, corse, agitazioni convulsive o rigidità corporee; e soprattutto lunghissimi eloqui, svolti ad alta voce, con parole veloci o scandite, sommesse o urlate, ininterrotte o intercalate da silenzi contemplativi». Le compagne, impressionate da questi episodi, iniziarono a registrarli e a raccogliere, sotto dettatura, le sue parole, a tutt’oggi fonte principale per la conoscenza della santa. La consorella suor Maria Pacifica Del Tovaglia, legata a Maria Maddalena fin dall’infanzia, scrisse nel 1598 il Breve ragguaglio della vita della S. Madre, in cui testimoniava quanto fosse presente in lei, fin da bambina, il desiderio di abbracciare la vita religiosa. La stessa Maria Maddalena disse che «insino da piccolina hebbi questo lume e sempre è cresciuto, ancor che mai non gli ho voluto dare orecchio». Nel 1607, dopo lunga malattia, Maria Maddalena passò a miglior vita; pochi anni dopo ebbe inizio il processo per la beatificazione, e nel 1626 papa Urbano VIII la proclamò beata. La ricorrenza cadeva il 25 maggio, data della morte. Il suo confessore, Vincenzo Puccini, pubblicò, due anni dopo la scomparsa, una Vita di Maria Maddalena cui seguì un’intensa produzione di scritti nel corso di tutto il Seicento, scritti che ebbero ampia diffusione.

 

 

Navata della Chiesa di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi (Firenze)

La mistica fu in relazione epistolare con le maggiori autorità del tempo, tra cui Maria de’ Medici, futura sposa di Enrico IV di Francia, l’arcivescovo di Firenze Alessandro de’ Medici, poi papa Leone XI, cui predisse il pontificato, e papa Sisto V. Le sue lettere rivelavano un appassionato bisogno di rinnovare la Chiesa «per amore e con amore», come insegnava San Paolo, e in tal senso le autorità ecclesiastiche erano esortate ad operare. La necessità di vivere una vita religiosa più autentica fu, d’altronde, una tensione costante di quel periodo, afflitto dalle guerre religiose e dalla lacerazione che, nella prima metà del Cinquecento, aveva portato alla nascita del protestantesimo. Il concilio di Trento, convocato nel 1545 per formulare delle risposte agli interrogativi dei riformatori e terminato nel 1563, aveva condannato le nuove idee e sancito definitivamente la spaccatura all’interno del mondo cristiano. Nel frattempo, il vento del cambiamento aveva soffiato in tutta Europa, aprendo una stagione caratterizzata da accesi dibattiti sulla dottrina e intenso fervore religioso e mistico; ovunque si respirava una spiritualità vivida e palpitante e, sul finire del secolo, si registrarono molte apparizioni della Madonna.

 

Gli episodi mistici costituirono un momento essenziale della vita religiosa del periodo. Maria Maddalena – che visse in un ambiente in cui ancora risuonavano le parole del Savonarola – guardò a figure come Santa Caterina da Siena o a quella, più vicina nel tempo, di Caterina de’ Ricci che, al culmine dei loro percorsi spirituali, avevano vissuto episodi di estasi. La sua esperienza, incentrata sulla meditazione sulla Trinità e su una dedizione totale alla volontà celeste, lasciò un segno profondo, che andò ben oltre la sfera cittadina.

 

Letture di approfondimento:

  • B. Papasogli – B. Secondin, La parabola delle due spose. Vita di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi, Torino, Gribaudi, 1976.
  • A. Scattigno, Maria Maddalena de’ Pazzi, tra esperienza e modello, in Donna, disciplina, creanza cristiana dal XVI al XVII secolo. Studi e testi a stampa, a cura di G. Zarri, Roma, Storia e Letteratura, 1996, pp. 85-101.
  • Maria Maddalena de’ Pazzi, Santa dell’Amore non amato, a cura di Piero Pacini, Firenze, Edizioni Polistampa, 2007.
  • Tutte le opere di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi. Dai manoscritti originali, Firenze, Centro internazionale del libro, 1960-1961, 7 voll.

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