18 giugno 1869: nasce Angiolo Orvieto

di Caterina Del Vivo, Gabinetto G.P. Vieusseux

 

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Angiolo Orvieto a Levanto, con i figli Annalia e Leonfrancesco (1905). Foto presso Fondo Orvieto, Archivio Contemporaneo Bonsanti, su gentile concessione del Gabinetto G.P. Vieusseux

È soprattutto grazie al Fondo Orvieto, donato nel 1978 dagli eredi all’Archivio Contemporaneo del Gabinetto Vieusseux di Firenze, se la figura di Angiolo Orvieto si presenta oggi più ricca e definita di un tempo, sia per gli eventi biografici che per l’attività svolta. L’archivio infatti, apprezzato in primo luogo come insostituibile documentazione sulla più importante rivista fondata da Angiolo, «Il Marzocco» (1896-1932), raccoglie anche meno note, ma ingenti, testimonianze personali e familiari: epistolari, manoscritti e fotografie preziosi per la ricostruzione della vita e delle opere del maggiore dei fratelli Orvieto. Ne consegue la possibilità di tracciarne un profilo (che gli eventi del fascismo e il parziale oblio del secondo dopoguerra avevano sfumato o dimenticato), che ne evidenzia, accanto all’instancabile attività di promotore culturale, l’intima inquietudine di sentirsi italiano e ebreo a un tempo.

 

Angiolo Orvieto nasce a Firenze il 18 giugno 1869 da Amalia Cantoni, originaria del mantovano e sorella dello scrittore Alberto Cantoni, e da Leone, di famiglia ebraica fiorentina, benestante quanto colta: suo zio era Marco Treves, l’architetto della Nuova Sinagoga cittadina. Dopo i primi studi, condotti privatamente sotto la guida del famoso ebraista David Castelli, e la maturità conseguita presso il Liceo Dante, Angiolo si laurea in filosofia classica presso l’Istituto di Scienze sociali “Cesare Alfieri”. Un soggiorno a Berlino nel 1887 e le esperienze associative di ispirazione goliardica, nate tuttavia con il dichiarato intento di superare l’anticlericalismo carducciano per un più maturo impegno educativo, ne segnano gli anni giovanili. Lo strumento più idoneo per raggiungere gli obiettivi prefissati è considerato la stampa periodica: ha così origine la «Vita Nuova» (1889-1891), nella quale gli aspetti personali e intimistici tentano di superare i limiti della critica letteraria e artistica del positivismo, guardando con sempre maggiore attenzione alle esperienze d’Oltralpe. Ideata da Angiolo, con Giuseppe Saverio Gargàno, Diego Garoglio e Giuseppe Andrea Fabris che si alternano democraticamente alla direzione, la «Vita Nuova» ospiterà i primi scritti di un giovanissimo Luigi Pirandello e le prime Myricae di Giovanni Pascoli.

 

Angiolo e Laura Orvieto durante il fidanzamento (circa 1899). Foto presso Fondo Orvieto, Archivio Contemporaneo Bonsanti, su gentile concessione del Gabinetto G.P. Vieusseux

Con il 1896 vede la luce «Il Marzocco». Nato sotto l’egida di Gabriele D’Annunzio, durante la ‘memorabile’ seduta al Caffè Giacosa di via Tornabuoni, si rivela ben presto come il periodico più rappresentativo degli ideali estetici della borghesia colta fiorentina del primo Novecento. Animato da una forte volontà attuativa degli interessi letterari, poetici e artistici banditi fin dal primo numero, «Il Marzocco» promuoverà concorsi narrativi e inchieste sulla situazione culturale della nazione. Nel 1901, dopo una breve condirezione, Angiolo ne affida la gestione al fratello Adolfo, pur rimanendo fra i principali collaboratori. Già da alcuni anni si dedica con passione e continuità all’attività poetica; alle raccolte La Sposa mistica e altri versi (1893) e Il Velo di Maya (1898); segue, nel 1902, il più ricco e articolato Verso l’Oriente, ispirato al lungo viaggio intorno al mondo del 1897, ricerca e riconoscimento, non solo metaforico, delle radici ebraiche della propria cultura. Nel 1899 Angiolo sposa Laura Cantoni (1876-1953), milanese, destinata a divenire assai nota come scrittrice per l’infanzia. Sarà un sodalizio biografico e letterario che arricchirà l’uno e l’altra per tutta la vita.

 

Nei primi anni del nuovo secolo Angiolo privilegia il teatro e i libretti d’opera: dalla collaborazione con il musicista Giacomo Orefice nascono, e vengono rappresentati, Chopin (1901), Mosè (1905), Il pane altrui (1907); tuttavia, come testimoniano i documenti d’archivio, gli spunti per rappresentazioni operistiche e drammatiche, spesso stesi a quattro mani con Laura, sono assai più numerosi e di varia ispirazione storica. Conducono ai primi due lustri del Novecento anche le molteplici associazioni culturali fondate da Orvieto: la Società “Leonardo da Vinci”, con Guido Biagi, nel 1902; la “Brigata degli amici dei monumenti”, a fianco di Adolfo, nel 1904; la “Società per la ricerca dei papiri greci e latini in Egitto”, in collaborazione con Domenico Comparetti e Girolamo Vitelli, nel 1908; e ancora, nel 1911, la “Società per l’esercizio del Teatro Romano di Fiesole”, che condurrà al ripristino dell’antico luogo scenico per rappresentazioni del mondo classico.

 

Angiolo Orvieto poco dopo la morte di Laura (1954). Foto presso Fondo Orvieto, Archivio Contemporaneo Bonsanti, su gentile concessione del Gabinetto G.P. Vieusseux

Durante il Primo conflitto mondiale i fratelli Orvieto continuano a occuparsi insieme della salvaguardia dei monumenti, ma Angiolo organizza anche, in Orsanmichele, l’“Ufficio notizie per le famiglie dei combattenti” e le “Opere di assistenza civile” per i profughi e gli sfollati. Gli impegni pubblici lo allontanano temporaneamente dalle raccolte di versi: dopo Le Sette leggende, ispirate alle tradizioni culturali dei vari paesi (1912), dovremo attendere il 1928 per la pubblicazione de Il vento di Siòn. Canzoniere d’un ebreo fiorentino del Cinquecento. Sarà la migliore prova poetica di Orvieto; su questo tema, come testimoniano le varie redazioni in archivio, Angiolo rifletteva fino dal tempo della Dichiarazione Balfour (1917), elaborando una serie di sonetti dedicati ai lontani antenati, Patrie ebraiche, nucleo sostanziale del futuro volume. Pubblicato grazie alla guida di Umberto Cassuto e agli incoraggiamenti del triestino Ciro Glass, Il vento di Siòn sarà salutato da Eugenio Montale, su “La Fiera letteraria”, come il nuovo corso dell’attività lirica di Orvieto. Angiolo continuerà ad affrontare, spesso soltanto nel privato, temi ebraici o legati alle persecuzioni: come nella serie di poemetti dedicati ai Profeti, in parte inediti, o nei versi poi raccolti nei Canti dell’Escluso (1961).

 

Durante le persecuzioni razziali Angiolo e Laura si rifugiavano nel ricovero di San Carlo, presso Borgo San Lorenzo, dove vissero nascosti fra il novembre 1943 e il settembre 1944. Nonostante l’angoscia e le paure, guardavano ancora alla letteratura e alla poesia per trovare la forza di proseguire la loro attività. Anche in questo caso sono le carte d’archivio a rivelarlo, grazie ai numerosi versi d’occasione, Sonetti per la vita, scritti da Angiolo ricordando i tempi e i protagonisti del “Marzocco”; mentre Laura lascerà testimonianza della vita quotidiana dei poveri ospiti del convento in rapidi appunti, mutuando lo stile degli antichi novellieri.

Nel secondo dopoguerra Angiolo continua a promuovere con entusiasmo nuove iniziative: nel 1950, con Arrigo Levasti e Giorgio La Pira, è fra i fondatori dell’ “Amicizia ebraico-cristiana”, alla quale si dedica con equilibrio patriarcale, sostenendo valori di fratellanza e comprensione al di là delle cesure politiche e religiose. Muore a Firenze il 4 dicembre 1967.

 

Bibliografia di riferimento

  • Il Marzocco. Carteggi e cronache fra Ottocento e Avanguardie. Atti del Seminario di Studi, a cura di C. Del Vivo, Firenze, Olschki, 1985
  • C. Del Vivo, Angiolo Orvieto, “Bollettino dell’ Amicizia Ebraico Cristiana”, genn.-giugno 1991, pp. 60-70
  • Fondo Orvieto. Serie 1. Corrispondenza generale, a cura di C. Del Vivo, premessa di P. Bagnoli, Firenze, Polistampa, 1994
  • L. Orvieto, Storia di Angiolo e Laura, a cura e con prefazione di C. Del Vivo, Firenze, Olschki, 2001
  • C. Del Vivo, L’approdo alle scritture: ispirazione e tradizione ebraica nella poesia di Angiolo Orvieto, “La Rassegna della letteratura italiana”, serie IX, n. 2, luglio-dicembre 2002, pp. 482-498
  • A. Orvieto, Storia e cronaca della “Leonardo”, a cura di N. Maggi, prefazione di C. Del Vivo, Firenze, Sef, 2007
  • C. Del Vivo, “Nostalgie delle palme e dell’Arno”: dicotomie inattese e proiezioni letterarie nelle opere di Angiolo e Laura Orvieto, dal Convegno “Le voci della diaspora”, Istanbul, giugno 2010

 

 

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