15 febbraio 1848: il granduca Leopoldo II firma lo «Statuto fondamentale»

di Antonio Chiavistelli (Università di Torino)

[Le parole evidenziate nel testo rinviano a link esterni elencati in fondo alla pagina]

 

Festa a Firenze per la concessione della Guardia civica, 12 settembre 1847

Martedì 15 febbraio 1848 il granduca di Toscana, Leopoldo II di Lorena, firmava lo «Statuto fondamentale». La denominazione richiamava la tradizione della legislazione cittadina, ma si trattava in realtà di una “moderna” costituzione, che faceva così la sua comparsa sulla scena toscana, inserendo il Granducato nel novero degli Stati ordinati secondo i criteri della “nuovissima” monarchia costituzionale. Nella penisola italiana solo il Regno delle due Sicilie aveva già una costituzione, per altro frutto di differenti premesse sociali e politiche, mentre quello di Sardegna del “tentennante” Carlo Alberto – artefice fino ad allora di una condotta altalenante tra assolutismo e riformismo avrebbe dato alla stampa il proprio Statuto, destinato a ben altre fortune e longevità, solo agli inizi del marzo successivo, come del resto lo Stato della Chiesa di Pio IX.

La concessione dello Statuto chiudeva un periodo caratterizzato da un intenso dibattito che aveva coinvolto ampi settori della società e alcune delle personalità toscane più illustri. Molto attivi in questa discussione – condotta sui neonati giornali politici, nei circoli culturali, e nei salotti, ambienti tutti che segnavano la nascita di una più consapevole e “moderna” opinione pubblica – furono, seppur su posizioni talvolta diverse, Gino Capponi, Bettino Ricasoli, Cosimo Ridolfi, Raffaello Lambruschini, e Vincenzo Salvagnoli, esponenti maggiori di una rete di notabili che rappresentava il ceto dirigente toscano dell’epoca.

 

Passaporto toscano per l’ingresso nel Granducato di Toscana (1848)

Lo Statuto del 1848 segnava il punto d’incontro tra le aspettative di chi voleva una carta “indigena”, basata sulle comunità locali ed espressione delle peculiarità storiche e amministrative toscane, e quelle di coloro che invece – su posizioni più avanzate – aspiravano ad una carta modellata sullo schema del liberalismo classico, da decenni in circolazione a livello europeo. Per questi ultimi la concessione dello statuto rappresentava solo il punto di inizio di un processo di riforme, istituzionali e sociali, che avrebbe dovuto allineare il Granducato di Toscana alle grandi monarchie europee.

 

Il testo finale, redatto da una commissione governativa senza alcun contributo da parte della comunità dei sudditi, si componeva di 83 articoli divisi in 9 titoli e manteneva inalterate molte delle prerogative del sovrano. Il potere legislativo era esercitato dal granduca e dal parlamento. La firma del sovrano, necessaria al perfezionamento delle leggi, gli permetteva infatti di controllare l’operato del parlamento che era composto di due camere: il Senato, di nomina granducale e vitalizia, e il Consiglio Generale, elettivo su base censitaria. Era di fatto quest’ultimo a costituire la novità più significativa, segnando il carattere rappresentativo dell’assetto istituzionale toscano. Elementi distintivi risultavano anche il riconoscimento dell’eguaglianza di tutti i sudditi di fronte alla legge e l’accettazione dei vari culti a fianco della religione cattolica che però rimaneva la sola religione di Stato.

 

La pubblicazione dello Statuto provocò nelle città toscane moti di felicità, manifestazioni di piazza e feste pubbliche che si conclusero nella maggior parte dei casi con la celebrazione di un Te Deum per la concessione ottenuta. A Firenze, secondo la cronaca del foglio cittadino «L’Alba», giovedì 17 febbraio, giorno della solenne pubblicazione dello Statuto

«alle 10 antimeridiane lo sparo del cannone incominciava la festa, la campana del comune rispondeva col suono festivo, quindi le campane della Metropolitana e lo sparo di cento fucili annunciavano il Risorgimento del Popolo. Al tempo stesso la bandiera tricolore sventolava sulla gran torre di Giotto. Mille voci salutarono quelle bandiere e da tutte le vie il Popolo si riversò sulla gran piazza sulla quale, come già l’Ateniesi nell’Agora, in mezzo ai monumenti meravigliosi dell’arte moderna trattavano gli affari pubblici. Il Popolo si accalcava presso le Logge de’ Lanzi ove un cittadino leggeva quello Statuto. Altri si unirono in capannelli nel mezzo della piazza, altri al piè del David di Michelangelo. Intanto tutti si indirizzarono alla volta del Duomo; là in mezzo, in bella tenuta procedeva la Magistratura nell’antico Costume repubblicano recentemente ripreso. Terminato il divino uffizio tutti uscivano dal tempio e per via Calzaioli, per Vacchereccia e via Guicciardini andavano alla piazza Pitti per porgere al Principe i dovuti ringraziamenti. Da lì dopo, di nuovo per via Maggio, per S. Trinita e S. Gaetano: alla sera tutti i drappelli salutandosi si separarono. Poi la pubblica gioia si manifestava nuovamente coll’illuminazione notturna della città».

 

Festa a Napoli per la concessione della costituzione, 24 febbraio 1848

La pubblicazione dello «Statuto fondamentale», salutata con così grande partecipazione, non sciolse però tutti i nodi che a partire dalla Restaurazione del 1814 avevano reso contraddittorio l’assetto istituzionale del Granducato e, anzi, aprì una stagione altrettanto complessa che proprio attorno all’applicazione e allo svolgimento dello Statuto avrebbe visto scontrarsi fino al crollo del 1849 i liberali e i democratici-repubblicani. Di più: la difficile convivenza tra municipalismo e liberalismo, tra localismo e aspirazioni nazionali avrebbe continuato a segnare, per oltre due lustri, l’esistenza dello Stato toscano.

 

 

 

Letture di approfondimento:

  • A. Chiavistelli, Dallo Stato alla nazione. Costituzione e sfera pubblica in Toscana dal 1814 al 1849, Roma, Carocci, 2006.
  • R.P. Coppini, Il Granducato di Toscana dagli «anni francesi» all’Unità, Torino, Utet, 1993.
  • T. Kroll, La rivolta del patriziato. Il liberalismo della nobiltà nella Toscana del Risorgimento, Firenze, Olschki, 2005.

Elenco dei link in ordine di citazione (il loro funzionamento è stato verificato il 15 febbraio 2012):