Paolo Emiliani Giudici
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Nacque nel 1812 presso Caltanissetta. Nonostante avesse manifestato fin dalla giovane età inclinazioni letterarie, fu avviato dalla famiglia alla vita religiosa nel convento dei domenicani di Palermo: condusse quindi i suoi studi all’interno dell’ordine, dal quale tuttavia scelse di uscire nel 1841, restando sacerdote secolare. Ancora nella veste di frate aveva stabilito forti legami con gli ambienti antiborbonici siciliani, e in particolare con Francesco Crispi, dai quali maturò la sua scelta di dedizione agli ideali risorgimentali. Nel 1843 abbandonò definitivamente lo stato ecclesiastico e allo stesso tempo lasciò la Sicilia trasferendosi a Firenze: privo di mezzi e legami con l’ambiente fiorentino, venne adottato da Annibale Emiliani, dal quale trasse anche il cognome. Fu tuttavia proprio a Firenze che ottenne la sua fama di studioso, specialmente dopo la pubblicazione della Storia delle belle lettere in Italia nel 1844, poi ristampata nel 1855 col titolo di Storia della letteratura italiana: un’opera ispirata al pensiero del Foscolo e ad una appassionata affermazione del legame tra storia letteraria e vita politica, dalla quale Emiliani traeva un giudizio estremamente negativo sulla letteratura italiana dopo il XV secolo, sul ripiegamento accademico della cultura e l’abbandono della tensione civile che aveva animato i grandi autori del gran secolo delle origini. Oltre a numerose edizioni e studi sui suoi autori, in particolare Dante, Petrarca e Boccaccio, avviò vasti studi di storia, culminati nella Storia politica dei Municipi italiani del 1851, ampliata nei tre volumi della Storia dei Comuni italiani, in cui Firenze, in particolare nella stagione popolare degli Ordinamenti di Giustizia, è assunta ad emblema dei valori di libertà delle repubbliche medievali. Opera talvolta disordinata e faziosa, quella dell’Emiliani è tuttavia una ricerca emblematica della cultura storica risorgimentale e della versione fiorentina del mito delle libertà comunali.
Docente di eloquenza italiana e poi di estetica all’Accademia di belle arti di Firenze dal 1859 al 1863, entrò in rapporti di stima con figure come Gino Capponi e Nicolò Tommaseo, e nel 1867 fu eletto deputato del Regno. Sposato con una nobildonna inglese, dedicò i suoi ultimi anni a frequenti viaggi in Europa; morì ad Hastings nel 1872.

Opere
Storia dei comuni italiani, Firenze, Le Monnier, 1864-6, 3 voll.;
Storia della letteratura italiana,
Firenze, Le Monnier, 1865.

Studi su Paolo Emiliani Giudici
L. Strappini, voce Emiliani Giudici, Paolo in Dizionario biografico degli italiani, XLII, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 1993, pp. 608-61.