Nato a Firenze nel 1428 da Niccolò di Buoninsegna, messer Bernardo apparteneva ad una stirpe di notabili popolani originaria della Val di Pesa, inurbata già dal XIII secolo, i cui componenti avevano avuto molti uffici importanti in città, tra i quali alcuni gonfalonieri e molti priori. Dottore in legge, Bernardo era però uno dei membri meno economicamente agiati della famiglia Machiavelli e probabilmente, per un certo periodo, fu addirittura posto «a specchio» per debiti fiscali nei confronti del comune. Nonostante la sua specializzazione, pare che non esercitasse mai in modo sistematico la professione giuridica, adoperandosi soprattutto in consulenze per amici e parenti, spesso ripagate con beni di varia natura. Mentre resta assai incerta l’ipotizzata attribuzione a Bernardo di un ufficio di Tesoriere e giureconsulto nella Marca. Viveva in modo molto parsimonioso, soprattutto della poca rendita (di cui danno conto le sue «portate» al Catasto) e dei beni agricoli del cosiddetto «Albergaccio»: un podere a Sant’Andrea in Percussina in Val di Pesa, ereditato da un parente. Nel 1458 sposò Bartolomea de’ Nelli, vedova di Niccolò Benizzi, dalla quale ebbe quattro figli, uno dei quali, il terzultimo, è il celebre Niccolò. Morì il 10 maggio 1500. Uomo erudito e dalla spiccata curiosità letteraria umanistica e storica, che andava assai oltre l’interesse giuridico derivante dalla sua formazione professionale: lo contraddistingueva una vera e propria passione per i libri e per il mercato librario in generale, che riemerge dalle pagine dei suoi Ricordi, dove a volte si trovano menzionati i titoli appartenuti alla sua biblioteca o passati per le sue mani (e per quelle del giovinetto figlio Niccolò). È noto, ad esempio, il lavoro svolto per compilare un indice dei luoghi di un esemplare di Livio per conto dello stampatore Niccolò della Magna. Era uso, inoltre, farsi prestare libri da conventi o amici o comprarne alcuni, sovente utilizzando appunto i prodotti agricoli dell’Albergaccio. Tra di essi, oltre a Livio, si possono menzionare Cicerone e altre opere storiche come le Deche del Biondo, ma anche testi di diritto canonico, come i Commentari di Giovanni d’Andrea. Bernardo partecipava attivamente della vita culturale del suo tempo: lo testimonia anche la sua presenza tra i personaggi del dialogo De legibus et iudiciis del cancelliere Bartolomeo Scala. Non era però implicato in profondità nella lotta politica cittadina, e la presenza nell’opera dello Scala, d’altronde, non autorizza ad inserirlo in quella cerchia di fautori medicei che al tempo ruotavano attorno al Cancelliere.
L’unico scritto che ci rimane di Bernardo è il Libro di ricordi, che si ricollega alla tradizione dei «mercanti-scrittori» e dei «ricordi» famigliari appartenuta alla civiltà comunale fiorentina e protrattasi fino al Rinascimento. Dalle sue pagine, infatti, emergono elementi come la cura per l’economia di famiglia, l’attenzione all’educazione dei figli, la menzionata passione per i libri e alcuni guizzi di aneddotica di letto e scandalistica, restituiti con un periodare breve e poco incline al ragionamento – con alcuni spunti di vivace umanità e talvolta sprazzi di estro narrativo – che contraddistinguevano proprio quel tipo di produzione scrittoria municipale. Tuttavia, i Ricordi si distinguono dai canoni tradizionali e da quelli più specificamente contemporanei per alcune sue peculiarità, come l’emergere isolato di un paio di avvenimenti di storia militare (legati alla marcia da San Casciano ad Arezzo delle truppe di Roberto Malatesta da Rimini al soldo di Firenze nel 1479), avulsi da un ambito interamente dominato per il resto da vicende personali e famigliari. Le memorie di Bernardo, in effetti, restituiscono un contesto pubblico che non è quello delle magistrature o dei consigli della Repubblica, né quello del dibattito politico cittadino, ma soprattutto quello degli uffici comunali dove passava il disbrigo delle pratiche amministrative dell’autore: il Monte delle doti, il Catasto, e via dicendo. La dimensione della partecipazione alla vita pubblica nel testo di Bernardo, richiama insomma la gestione quotidiana dei pochi affari della tenuta dell’Albergaccio e della vita amministrativa da cittadino e non quella di un particolare coinvolgimento nella lotta politica comunale. L’opera resta inoltre, per comune opinione, la fonte più preziosa per ricostruire la vita giovanile e la carriera scolastica del celebre figlio di Bernardo, quel Niccolò Machiavelli la cui fama ha certamente contribuito a rendere noti i Ricordi del padre agli studiosi.
Opere
Libro di ricordi, a cura di C. Olschki, Firenze, Le Monnier, 1954;
Libro di ricordi, a cura di V. Branca, ed. parziale in Mercanti scrittori, Milano, Rusconi, 1986;
Libro di ricordi, , Ist. Naz. di Studi sul Rinascimento, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2007, (ristampa dell’ed. di Firenze 1954, con una postfazione di L. Perini).
Studi su Bernardo Machiavelli
F. Gilbert, Machiavelli e Guicciardini. Pensiero politico e storiografia a Firenze nel Cinquecento, Torino, Einaudi, 1970;
R. Ridolfi, Vita di Niccolò Machiavelli, Firenze, Sansoni, 1978 (settima ed. accresciuta);
F. Pezzarossa,voce Machiavelli, Bernardo in Dizionario biografico degli italiani, LXVII, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 2006;
L. Perini, Postfazione a B. Machiavelli, Libro di ricordi, cit.