22 dicembre 1961: muore il cardinale Elia Dalla Costa

di Pietro Domenico Giovannoni (Università di Roma Tor Vergata)

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Poco prima dell’alba, alle 6 e 20, del 22 dicembre 1961 moriva il cardinale Elia Dalla Costa. Il giorno precedente alle 10 del mattino una processione di parroci e di sacerdoti guidati dall’arcivescovo coadiutore mons. Ermenegildo Florit aveva accompagnato l’Eucarestia dal duomo al capezzale dell’anziano cardinale. La notizia della morte non giungeva improvvisa; le sue condizioni di salute si erano aggravate di ora in ora da quando era stato colpito da un attacco influenzale la domenica precedente, 17 dicembre. Vestita degli abiti pontificali la salma venne esposta nella sala maggiore dell’arcivescovado dove iniziò una lunga e mesta processione di visite: vescovi della Toscana, parroci, sacerdoti, suore, fedeli, rappresentanti delle istituzioni; il sindaco Giorgio La Pira con la giunta comunale, il prefetto, il presidente del consiglio Amintore Fanfani. Nel manifesto affisso per le strade cittadine il sindaco La Pira aveva scritto: «Non si fa retorica e non si dicono frasi di convenienza, quando si afferma che è scomparso con lui, dalla scena terrestre del mondo, una delle più grandi guide spirituali che la Chiesa di Firenze ed il popolo di Firenze abbiano avuto nel corso quasi bimillenario della loro storia».

Il cardinale Elia Dalla Costa riceve l'omaggio dell'ambasciatore dell'Unione Sovietica in Italia Alexander

I funerali furono celebrati il pomeriggio del 23 dicembre. Il corteo funebre, partito dall’arcivescovado, raggiunse la cattedrale attraversando le vie del centro gremite dalla folla: via Roma, piazza della Repubblica, Calimala, Por Santa Maria, via Vacchereccia, Piazza della Signora e da qui al duomo per via dei Calzaiuoli. In testa al corteo i fratelli delle confraternite e della Misericordia, il clero regolare, i seminaristi, il clero secolare, i parroci urbani, il capitolo di San Lorenzo, i cappellani del duomo ed il capitolo metropolitano, gli arcivescovi ed i vescovi toscani; seguivano il feretro, dietro i cavalieri del Santo Sepolcro e di Malta, le autorità civili e militari, provinciali e comunali, la giunta diocesana di Azione cattolica e le altre associazioni. Funerali solenni ed imponenti con cui la città rese omaggio al pastore, alla guida spirituale ma anche al cittadino, all’uomo pubblico, che tanto aveva operato per il bene della città e della sua comunità nei giorni difficili dell’occupazione nazista e del passaggio del fronte.

Il 23 luglio 1945 l’amministrazione comunale guidata da Gaetano Pieraccini aveva conferito a Dalla Costa la cittadinanza onoraria per aver difeso «con zelo e coraggio la popolazione della diocesi contro la prepotenza, l’arbitrio e la protervia teutonica», per aver salvato «da morte sicura” molti perseguitati politici e per essersi adoperato affinché i tedeschi rispettassero la dichiarazione di “Firenze città aperta». Il rapporto con Giorgio La Pira datava invece dagli anni Trenta e si era rinsaldato ulteriormente durante la guerra e nel dopoguerra. Pur senza clamori, Dalla Costa condivise sostanzialmente l’anticomunismo lapiriano che mirava a dimostrare come la Democrazia Cristiana fosse capace di rispondere in sede di politiche sociali alle «attese della povera gente». In occasione della scomunica dei comunisti del 1949 l’arcivescovo scelse un’applicazione “morbida” raccomandando ai sacerdoti mitezza e discrezione, mentre appoggiò apertamente le battaglie di La Pira per la salvaguardia dei posti di lavoro nelle fabbriche del Pignone e delle Officine Galileo.

Figura di vescovo legato alla lettura ottocentesca della tradizione controriformistica tridentina Dalla Costa seppe però accogliere e valorizzare, non senza incertezze o contraddizioni, esperienze di rinnovamento: dall’Opera Madonnina del Grappa di don Giulio Facibeni e dalle Esperienze pastorali di don Lorenzo Milani al meno conosciuto ma significativo caso del primo prete operaio italiano, don Bruno Borghi.

Il cardinale Elia Dalla Costa a colloquio con il Patriarca di Venezia cardinale Angelo Maria Roncalli in occasione del Conclave(Roma, 25 ottobre 1958)

Dalla Costa moriva all’età di 89 anni; era infatti nato a Villaverla, in provincia di Vicenza il 14 maggio 1872. Dopo gli studi ginnasiali era entrato nel seminario di Vicenza per uscirne sacerdote nel 1895. Laureatosi anche in lettere nell’ateneo padovano nel 1898, fu dapprima parroco nel paese di Pozzoleone e poi a Schio, zona industriale del vicentino. Vescovo di Padova dal 1923, il 19 dicembre 1931 venne nominato arcivescovo di Firenze dove aveva fatto il solenne ingresso il 21 febbraio 1932.

Letture di approfondimento:

  • B. Bocchini Camaiani, Ricostruzione concordataria e processi di secolarizzazione. L’azione pastorale di Elia Dalla Costa, Bologna, Il Mulino, 1983.
  • Silvano Nistri, Elia Dalla Costa, Firenze, Società Editrice Fiorentina, 2011.

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