
Immagine del testo completo del Regolamento particolare della comunità di Firenze così come inserita nella raccolta delle Leggi e Bandi del Granducato di Toscana del 1781 (dal sito dell’Archivio Storico del Comune di Firenze)
Martedì 20 novembre 1781 il granduca Pietro Leopoldo siglò il Regolamento particolare della Comunità di Firenze. Si tratta di un atto che, oltre a costituire uno dei punti più qualificanti di quel progetto di riformismo illuminato avviato dal sovrano e dal ristretto gruppo di suoi collaboratori almeno un quindicennio prima, riveste una particolare importanza anche come atto fondativo della comunità di Firenze. Solo allora, infatti, questa fece la sua comparsa come soggetto amministrativo ‘autonomo’ rispetto ad un centro politico ‘regionale’ che, proprio in quel torno di anni, iniziava a proporsi come interlocutore di una pluralità di amministrazioni locali fino ad allora organizzate in maniera piuttosto farraginosa e che ancora operavano in base a Statuti di origine antichissima.

William Berczy, La famiglia di Pietro Leopoldo granduca di Toscana, 1781-82 ( Firenze, Galleria d’Arte Moderna). Immagine tratta da www.museogalileo.it
La riforma dell’amministrazione dello Stato, avviata a cavallo tra gli anni sessanta e settanta del Settecento, acquisì i contenuti di una riconfigurazione delle comunità condotta secondo il principio che «conforme al buon ordine e alle regole di giustizia [è] che gli affari economici sieno diretti ed amministrati da quelli che vi hanno il principale interesse». Il criterio con cui da allora in avanti anche a Firenze fu riorganizzato il ceto dirigente della comunità fu quello in base al quale chi più possedeva, maggior interesse aveva che la cosa pubblica fosse ben amministrata. L’identificazione dei soggetti «interessati» al buon governo delle comunità locali costituiva, d’altra parte, l’elemento qualificante e, al tempo stesso, più complesso del progetto di riforma.

Giuseppe Zocchi, Piazza della Signoria, sec. XVIII, collezione privata. A Palazzo Vecchio, dopo pochi anni dal varo del regolamento particolare, verranno trasferiti gli uffici della comunità di Firenze. © Web Gallery of Art,
Uno degli aspetti più originali del progetto riformista leopoldino, del resto, fu proprio quello di aver cercato di applicare alle amministrazioni locali del Granducato di Toscana un nuovo principio di rappresentanza fondandolo sul nesso proprietà-censo-interesse. Anche a Firenze, dunque, gli amministratori della comunità non sarebbero più stati scelti sulla base del titolo nobiliare e dei loro legami con gli originari fondatori del patto cittadino, ma sulla base delle loro proprietà. Si trattava, a ben vedere, del tentativo di applicare quel principio ‘proprietaristico’ che animava le riflessioni degli economisti fisiocratici che in quegli stessi anni, con Robert Jacques Turgot, avevano raggiunto anche funzioni di governo nella Francia di Luigi XVI.
- B. Sordi, L’amministrazione illuminata. Riforma delle comunità e progetti di costituzione nella Toscana leopoldina, Milano, Giuffrè, 1991.
- F. Diaz, L. Mascilli Migliorini, C. Mangio, Il Granducato di Toscana. I Lorena, Torino, Utet, 1997.
- A. Chiavistelli, Un nuova costituzione territoriale. La riforma comunitativa di Pietro Leopoldo, in Poteri centrali e autonomie nella Toscana medievale e moderna, a cua di G. Pinto, L. Tanzini, Firenze, Olschki, 2012, pp. 157-177.
- Note biografiche su Pietro Leopoldo
- Scheda sul Riformismo (assolutismo) illuminato 01 – 02
- Scheda sugli statuti cittadini
- Scheda informativa sul Regime mediceo (famiglia Medici)
- Scheda sui Lorena
- Scheda informativa sui Fisiocratici
- Note biografiche su Robert-Jacques Turgot
- Note biografiche su Giuseppe Bencivenni Pelli
- Le Efemeridi
- Scheda sul Granducato di Toscana
- Scheda sul censo elettorale
- Scheda sul Regno d’Italia