6 luglio 1439: al concilio di Firenze è proclamata l’unione della Chiesa Romana con quella d’Oriente

di Paola Ventrone (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano)

[Le parole evidenziate nel testo rinviano a link esterni elencati in fondo alla pagina]

 

 

Il 6 luglio del 1439 la cattedrale fiorentina di Santa Maria del Fiore fu teatro di un avvenimento importantissimo tanto per la cristianità quanto per la città stessa: la pubblica promulgazione della bolla Laetentur Coeli (“che i cieli si rallegrino”) con la quale papa Eugenio IV annunciò l’avvenuta ricomposizione dello scisma fra le Chiese di Oriente e di Occidente. Il testo, alla redazione del quale aveva attivamente partecipato anche il generale dei Camaldolesi Ambrogio Traversari, fu letto dal cardinale Giuliano Cesarini, per la chiesa latina, e dal Bessarione per quella ortodossa, davanti a un folto pubblico di ecclesiastici di entrambe le parti e di cittadini e forestieri richiamati non solo dall’eccezionalità dell’evento, ma anche dallo spettacolo offerto dal consesso conciliare, e in particolare dall’imperatore bizantino Giovanni VIII Paleologo e dai prelati greci rivestiti dei loro sontuosi e inconsueti paramenti da cerimonia.

 

 

Così ricorda la seduta il famoso cartolaio Vespasiano da Bisticci, all’epoca diciottenne, nella sua Vita di Eugenio IV papa:

 

Et un dì solenne venne il pontefice con tutta la corte di Roma et collo imperadore de’ Greci, et tutti e’ vescovi et prelati latini in Sancta Maria del Fiore, dov’era fatto un degno aparato, ed ordinato il modo ch’aveva a istare a sedere i prelati de l’una Chiesa e dell’altra. Istava il papa dal luogo dove si diceva il Vangelio, e’ cardinali, e’ prelati della Chiesa romana, dall’altro lato istava lo ’mperatore di Gostantinopoli con tutti e’ vescovi, arcivescovi greci. Il papa era parato in pontificale, e tutti e’ cardinali co’ piviali, et i vescovi cardinali colle mitere di domaschino bianco, e tutti e’ vescovi così greci come latini colle mitere del bocaccino bianco et parati, e’ vescovi latini co’ piviali, e’ Greci con abiti di seta al modo greco molto richi, et la maniera degli abiti greci pareva assai più grave et più degna che quella de’ prelati latini. Cantò il papa una missa solenne, et infra la messa si lesono [scil. lessero] i privilegi fatti dell’unione de’ Greci con grandissima solennità, et quivi promissino in futuro non discordarsi dalla Chiesa romana come avevano fatto per lo passato, et soscrisesi in su questi privilegii lo ’mperadore, e tutti e’ principali erano tra loro, non vi si trovò il patriarca loro, perchè, sendo già rimasti d’acordo, et avendo consentito amalò, et in pochi dì si morì, riconciliato colla Chiesa romana. Il luogo dell’imperadore <era> in questa solennità dove si canta la pistola a l’altare magiore, et da quelo medesimo luogo, com’è detto, erano tutti i prelati greci. Eravi concorso tutto il mondo in Firenze, per vedere questo atto sì degno. Era una sedia al dirimpeto a quella del papa da l’altro lato, ornata di drappo di seta, et lo ’mperadore cor una vesta alla greca di brocato domaschino molto rica, cor uno capeletto alla greca, che v’era in su la punta una bellissima gioia: era uno bellissimo uomo colla barba al modo greco. Et d’intorno alla sedia sua erano molti gentili uomini aveva in sua compagnia, vestiti pure alla greca molto ricamente, sendo gli abiti loro pieni di gravità, così quegli de’ prelati, come de’ secolari. Mirabile cosa era a vedere con molte degne cirimonie et i Vangeli si dicevano in tutta dua le lingue, greca et latina, come s’usa la notte di pasqua di Natale in corte di Roma.

 

L’eccezionalità del fasto dispiegato nella cerimonia era giustificata dal fatto che la lettura della bolla papale rendeva pubblica la ricomposizione di un conflitto dogmatico, ma anche politico, che aveva diviso le Chiese latina e ortodossa per secoli (essendosi manifestate le prime avvisaglie fin dalla divisione dell’impero romano di Occidente da quello di Oriente, con il trasferimento della capitale a Costantinopoli nel 330, per poi formalizzarsi nel cosiddetto Grande Scisma del 1054): dogmatico perché investiva argomenti quali la processione dello Spirito Santo, il primato del papa di Roma su tutta la cristianità, la dottrina del Purgatorio; politico perché queste stesse questioni comportavano conseguenze di grande rilievo nella definizione dei margini dell’autorità delle massime cariche ecclesiastiche di entrambe le Chiese, con gli esiti economici nell’amministrazione delle proprietà e nel conferimento degli uffici che si possono ben immaginare.

 

Le questioni sulle quali le due Chiese avevano faticato di più a trovare un accordo riguardavano il dogma del “Filioque” e il principio della “plenitudo potestatis”, strettamente correlati da un legame consequenziale, in quanto: il primo si riferiva al problema della processione dello Spirito Santo che gli Orientali, interpretando alla lettera un passo del Vangelo di Giovanni (XV, 26: «Cum autem venerit Paraclitus, quem ego mittam vobis a Patre, Spiritus veritatis, qui a Patre procedit»), sostenevano discendesse soltanto dal Padre per mezzo del Figlio (ex Patre per Filium), mentre i Latini ritenevano procedesse dalle due persone unite del Padre e del Figlio, integrando, di conseguenza, il versetto del Credo niceno-costantinopolitano con la formula «qui ex Patre Filioque procedit»; il secondo, invece, proprio a causa dell’accezione riconosciuta dai Greci (ex Patre per Filium), metteva in discussione, in un momento di instabilità dell’istituto pontificale, l’autorità del papa, che dal Figlio e non dal Padre aveva ricevuto il proprio mandato (con la consegna a san Pietro delle chiavi d’oro e d’argento del Paradiso, che lo designava come il legittimo e unico successore di Cristo sulla terra), pregiudicando, pertanto, l’accordo sul problema del primato del Pastore di Roma su tutto il mondo cristiano, altro oggetto preminente di dissenso. Non è un caso che, qualche decennio dopo (1481-82), alla base del programma iconografico predisposto da Sisto IV per la cappella a lui intitolata (la Cappella Sistina in Vaticano), vi fosse proprio la volontà di ribadire la plenitudo potestatis attraverso la centralità conferita al dipinto del Perugino raffigurante, appunto, La consegna delle chiavi a San Pietro.

 

L’accordo, per quanto destinato a vanificarsi nel giro di breve tempo – perché ritrattato o non riconosciuto dalla maggior parte dei prelati ortodossi in quanto ottenuto non per una sincera convinzione teologica ma per l’impellente necessità di ricevere aiuti militari contro la minaccia turca a Costantinopoli –, costituì non solo un motivo di forte consolidamento dell’autorità papale di Eugenio IV, ma anche, nell’equilibrio interno della politica fiorentina, dell’egemonia di Cosimo de’ Medici che, del trasferimento del Concilio da Ferrara – dove era iniziato nella primavera del 1438 – a Firenze – nel gennaio del 1439 –, era stato il principale fautore e finanziatore.

 

Ma l’importanza di questo avvenimento andò ben oltre la dimensione politica ed ecclesiastica, dal momento che la presenza di illustri intellettuali bizantini (fra i quali vanno almeno ricordati Giorgio Gemisto Pletone, Giovanni Argiropulo, Basilio Bessarione, Giorgio Scolario), con la messe di codici di autori greci che recarono con sé, avviò quel processo di riscoperta della cultura e della lingua elleniche che portò Firenze ad essere il centro primario della diffusione della filosofia neoplatonica – grazie, in particolare, alla massiccia operazione di traduzioni in latino condotte dagli intellettuali legati a Cosimo il vecchio –, dando, così, nuovo e originale impulso agli studi umanistici.

 

Letture di approfondimento:

  • Vespasiano da Bisticci, Le vite, a cura di A. Greco, Firenze, Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento,1970-1976.
  • J. Gill, Il Concilio di Firenze, Firenze, Sansoni, 1967.
  • Firenze e il Concilio del 1439, a cura di P. Viti, Firenze, Olschki, 1994.
  • S. Ronchey, L’enigma di Piero: l’ultimo bizantino e la crociata fantasma nella rivelazione di un grande quadro, Milano, Rizzoli, 2006.

Elenco dei link in ordine di citazione (il loro funzionamento è stato verificato il 6 luglio 2013):