2 giugno 1958: muore don Giulio Facibeni

di Marco Pietro Giovannoni (Istituto Superiore di Scienze religiose di Arezzo)

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Un celebre ritratto di Don Giulio Facibeni (dal sito della Diocesi di Forlì)

Nelle prime ore del mattino del 2 giugno 1958 moriva mons. Giulio Facibeni, fondatore dell’Opera della Divina Provvidenza Madonnina del Grappa e parroco (per oltre quarantanni) di Santo Stefano in Pane a Rifredi. La notizia si diffonde con subitaneità che sopravanza l’annuncio delle radio. La salma è esposta nella Pieve e subito una processione interminabile di uomini, donne, bambini di ogni appartenza sociale e politica, si riversa a Rifredi. Colui che, non solo per i figli della “Madonnina del Grappa” e per i suoi parrocchiani, è semplicemente “il padre”, è morto. I funerali, celebrati due giorni dopo nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore, costituirono un evento impresso nella memoria collettiva della città, accorsa per intero. Firenze riconosce i suoi santi.

 

Giulio Facibeni era nato a Galeata, in Romagna, il 24 luglio 1884; nel 1899, per assecondare il suo desiderio di divenire prete, aveva cominciato il percorso di studi presso il Seminario di Faenza. Terminato il Liceo, desiderando oltre alla formazione teologica approfondire gli studi classici, fu accolto, guadagnandosi da vivere come educatore, nel Convitto dei padri delle Scuole Pie al Cepparello di Firenze; poté così iscriversi (anno accademico 1904-1905) alla Facoltà di Lettere dell’Istituto di Studi Superiori di Firenze. Fra gli scolopi di Firenze vi era anche lo scienziato padre Giovanni Giovannozzi innovativo educatore dei giovani fiorentini, che fu importante punto di riferimento del seminarista romagnolo. Il 21 dicembre 1907 Giulio Facibeni fu ordinato prete. Dedicò i primi anni di ministero all’apostolato presso i giovani e sostenne tutti gli esami previsti per il corso di laurea; nel 1912 fu inviato come parroco nella Pieve di Santo Stefano in Pane, nel quartiere di Rifredi in piena trasformazione industriale; la tesi già iniziata non fu mai consegnata. La pastorale del nuovo parroco di Rifredi fu innovativa perché attenta ai bisogni della gente in un territorio in rapido cambiamenento socio-economico. Le profonde divisioni causate da una pacificazione post-risorgimentale ancora lontana e da una questione sociale che il mondo cattolico fiorentino non sembrava ancora in grado di leggere mentre era attivamente assunta da anarchici e socialisti, non mancarono, ovviamente, di incidere nel ministero del nuovo parroco, che tuttavia non rimase invischiato in logiche meramente apologetiche perché interessato a una presenza cristiana effettiva nei rioni della sua parrocchia, una presenza che privilegiasse fattivamente gli ultimi.

 

Don Facibeni riceve dal Sindaco di Firenze il titolo di “cittadino benemerito” (dal sito della Diocesi di Forlì)

Nel 1916 don Facibeni fu chiamato sotto le armi e dopo un primo periodo di servizio come soldato semplice venne nominato cappellano militare. L’esperienza al fronte, specialmente sul Monte Grappa, incise profondamente nella sua vita, rafforzandolo nell’impegno verso i poveri e specialmente verso gli orfani. Finita la guerra, rientrato in parrocchia, fondò l’Opera della Divina Provvidenza Madonnina del Grappa, come famiglia dei senza famiglia e come comunità missionaria fondata sulla fiducia nel primato della carità. La trasparenza evangelica del parroco lo pose al riparo dalle angherie dello squadrismo fascista di cui aveva condannato pubblicamente la violenza dopo le devastazioni dei locali dell’associazione giovanile parrocchiale e della casa del popolo. Le necessità imposte dalla povertà, soprattutto durante e dopo la seconda guerra mondiale, allargarono a dismisura la capacità di accoglienza dell’Opera, anche quella clandestina di persone ebree. Per il reperimento delle risorse l’Opera contava nella Provvidenza che si materializza grazie alla solidarietà dei fiorentini.

 

 

Funerali di Don Giulio Facibeni (dal sito della Pieve di Rifredi)

È significativo che uno dei primi atti di La Pira come sindaco di Firenze sia stato il conferimento della cittadinanza onoraria a don Giulio Facibeni: con esso il Sindaco non solo esprimeva il riconoscersi unanime della città nell’azione di Facibeni, ma confermava pubblicamente che la sua azione di Sindaco sarebbe stata la traduzione politica della medesima ispirazione che aveva animato l’azione pastorale del “padre”: la scelta di privilegiare e difendere la povera gente.

 

Letture di approfondimento:

  • S. Nistri, Vita di don Giulio Facibeni, Libreria Editrice Fiorentina, Firenza 1979
  • Lettere di don Giulio Facibeni, a cura di S. Nistri, F. Righini, 2 voll., Firenze, Libreria Editrice Fiorentina, 1979

 

 

 

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